Un sogno in dialetto: il ritorno di Bruno Vassella a Poschiavo

Sabato sera, il palco delle Scuole Comunali di Poschiavo ha accolto con entusiasmo il ritorno della compagnia di teatro dialettale di Biasca FRODillA, tra i cui interpreti figura anche il valposchiavino Bruno Vassella.
20.06.2025
3 min
Un gruppo di persone in costume sul palco, ognuna con abiti diversi che richiamano personaggi delle fiabe e dei racconti popolari. Alcune indossano maschere, mentre altre hanno abiti colorati e accessori eccentrici. Sullo sfondo, una tenda di velluto nero.

Sabato sera, il palco delle Scuole Comunali di Poschiavo ha accolto con entusiasmo il ritorno della compagnia di teatro dialettale di Biasca FRODillA, tra i cui interpreti figura anche il valposchiavino Bruno Vassella. Con Sem drè sögnà o cosa?, opera comico-dialettale scritta da Cemapi e diretta da Pietro Aiani, il gruppo ha proposto al pubblico uno spettacolo ricco di fantasia e comicità.

Similmente all’opera precedente, presentata l’anno scorso sempre a Poschiavo, Vassella veste i panni di uno scrittore alle prese con una consegna urgente: inventare una nuova storia. Se, la stagione scorsa, lo avevamo visto alle prese con la produzione di uno spot pubblicitario nei panni di un regista meticoloso, qui lo ritroviamo – forse nei panni dello stesso personaggio? – in una nuova avventura. In seguito a una lite con la moglie, che lo abbandona, e al ritrovamento di alcuni ricordi della gioventù, tra cui i vecchi libri scolastici, il nostro scrittore-sceneggiatore, stremato dal lavoro e dalla solitudine, scivola in un sonno profondo, o forse in una visione fantastica. Da lì prende forma un universo onirico popolato dai personaggi delle fiabe dell’infanzia.

È in questo mondo onirico che, in un vortice fantasioso, le figure delle favole e delle fiabe emergono dalle pagine e invadono la scena. Da Cappuccetto Rosso al Pifferaio Magico, dalla Fata Turchina al Lupo Cattivo, fino a un inaspettato Guglielmo Tell in versione supereroe, i personaggi si incontrano, si scontrano, discutono, cantano e ballano. Tra questi spicca Pinocchio, che prende tra le mani la trama e la mette in moto, chiedendo aiuto agli altri protagonisti del mondo fiabesco per soddisfare la sua fame. Così subisce gli incantesimi della Maga, le lezioni e i rimproveri del Grillo Parlante, gli inganni del Gatto e della Volpe, dando vita a una girandola di situazioni comiche. Finché, improvvisamente, il confine tra sogno e realtà si fa sempre più labile, e lo sceneggiatore, sospeso tra il sonno e la veglia, fatica a distinguere ciò che accade nella mente da ciò che accade per davvero. Quando i personaggi delle fiabe bussano alla sua porta per partecipare alla festa di Pinocchio – ma quale festa? Poco importa, non c’è tempo per spiegare! – la realtà viene travolta dalla fantasia. Pinocchio è ancora affamato, gli ospiti sono già tutti lì, radunati nel salotto, e il confine tra sogno e vita reale si dissolve definitivamente.

Sopraffatto dal caos e dall’irruzione del mondo fiabesco, il nostro scrittore si ritrova immerso in una scena surreale, alla quale si aggiunge la ricomparsa della moglie, che non ricorda nessun litigio, aggiungendo così un ulteriore sfumatura tra realtà, sogno e fantasia. E così, sul finire, quel sogno onirico – vissuto? Sognato? – diventa proprio la storia che lo sceneggiatore stava cercando di scrivere. Sempre che riesca a metter ordine nel caos e processare l’esperienza…

Con questa nuova produzione, Bruno Vassella torna a calcare il palco di casa portando con sé l’ironia, l’energia e la musicalità del dialetto ticinese, in una forma teatrale che mescola comicità, invenzione e affetto per la lingua madre. Il progetto di FRODillA è una testimonianza vivente della cultura e delle tradizioni locali, uno sforzo collettivo per mantenere vivo il patrimonio linguistico e immaginativo della regione. In un’epoca in cui la standardizzazione culturale rischia di appiattire le identità locali, spettacoli come questo ricordano quanto possano essere potenti, vitali e universali il dialetto e la comicità, soprattutto quando si intrecciano per raccontare storie che appartengono a tutti – grandi e piccoli, reali o sognate.

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