“Giovane di elegante dottrina e spettata pietà, ma soprattutto raro esempio di modestia e pazienza (1)”: ritratto sintetico ed efficace di Scipione Calandrini (1540 ca.- 1605/7 ca.). Di lui si è parlato, grazie anche a nuove acquisizioni, nella conferenza che venerdì 23 settembre ha inaugurato la Stagione di iniziative e conferenze del Centro Evangelico di Cultura di Sondrio, Stagione che si protrarrà sino a giugno 2023. In punta di fioretto si sono confrontati due esperti riconosciuti: Jan-Andrea Bernhard (professore all’Università di Zurigo di Storia della Chiesa) e Saverio Xeres (docente presso il Seminario diocesano di Como). Confronto puntuto, moderato da Emanuele Campagna, direttore del Centro, e animato dagli interventi dei presenti, cominciando da Romedi Arquint, delegato dell’Ente di aiuto delle chiese protestanti del cantone dei Grigioni.
Bisogna dire immediatamente che non finiscono mai di interrogarci, di inquietarci, di addolorarci le vicende accadute nelle nostre valli 400 anni fa, culminate nell’atroce campagna di persecuzione e di massacro dei riformati.
Ora un piccolo scarto di lato.
Di recente è uscito un volume (1) che nei diversi contributi ripercorre di quegli anni funesti le dolorose vicende in Valle e nel Bormiese in particolare, ma con un’aggiunta di grande interesse, uno sguardo alla Val Monastero e allo “Sciupio di arredi sacri a Santa Maria” (così Gian Primo Falappi traduce il titolo dello scritto di Hans-Peter Schreich). Di Ulrich Campell, pastore, storico e umanista cinquecentesco, vengono riportati, a cura della storica bormina Cristina Pedrana alcuni passi della “Raetiae alpestris Topographica Descriptio” che descrivono gli edifici religiosi e i predicatori delle comunità riformate. E il ritratto iniziale di Calandrini è stato stilato proprio da Campell.
Ma tornado alla relazione di Bernhard, ecco come sintetizza la vita di Calandrini. Proveniente da Lucca, la città italiana in cui la Riforma prese maggiormente piede, già prima del 1559 arrivò nelle Tre Leghe. Si trasferì quindi a Ginevra, dove studiò con Calvino e de Bèze per un totale di otto anni, anni in parte trascorsi anche a Lione, Zurigo e Coira. Ad Heidelberg completò infine gli studi di filosofia e teologia. Si insediò quindi a Morbegno e poi a Sondrio, dove restò fino alla morte. Negli anni ’90 del Cinquecento partecipò a vari dibattiti religiosi (a Sondrio, Tirano e Piuro), che furono eventi di spettacolo teologico piuttosto controversi. Da ricordare infine che subì due attentati nel 1572 e nel 1594.
Bernhard ha ricordato che tra i suoi scritti il più noto e studiato è il “Trattato dell’horigine delle eresie e delle schisme…” stampato a Poschiavo nel 1572 dalla tipografia di Cornelio e Antonio Landolphi.

Ora si sono aggiunte diverse lettere a diversi corrispondenti. Da notare in particolare la corrispondenza con il riformatore zurighese Rudolf Gwalther.
Nel 1581, su richiesta del Sinodo, la Dieta delle Tre Leghe cercò di istituire una scuola in Valtellina per educare i giovani. In particolare, secondo il regolamento scolastico scritto dal maestro Raphael Egli e stampato a Poschiavo nel 1584, la scuola pubblica doveva essere aperta sia ai giovani “che frequentano la messa sia a quelli che frequentano la predicazione del Vangelo”.
L’arciprete di Sondrio Jacobo Pusterla si oppose decisamente, sostenuto da manipoli di rivoltosi. Il religioso venne anche arrestato e torturato, inutilmente perché il progetto della scuola fallì. Nella corrispondenza tra Calandrini e Gwalther si trovano molti dettagli finora poco conosciuti dai ricercatori. Per esempio, quali libri di testo avrebbero dovuto essere utilizzati, e tra questi opere tradotte dallo stesso Calandrini dal francese e dal latino.
Correlata alla vicenda sopra descritta è il ritrovamento alla Biblioteca centrale di Zurigo, avvenuto dieci anni fa, del catechismo, in latino e scritto a mano, ad uso della comunità riformata e della mai nata scuola inter confessionale sondriese.
Di seguito è intervenuto con la consueta e ben nota acribia (ed ironia) Saverio Xeres che ha commentato, precisato, fatto propri, confutato ed anche ignorato alcune delle affermazioni di Bernhard e dei presenti. Questo e tutti gli altri interventi sono visibili e ascoltabili sia su Facebook che su Youtube. Due i punti, laterali, trattati da Xeres che mi piace ricordare. Egli ha rimproverato i valtellinesi, le istituzioni culturali valtellinesi, perchè i testi fondamentali citati o solo evocati da Bernhard sono quasi del tutto assenti: una sorta di “damnatio memoriae” aggiungo io. Del resto se a Sondrio esiste un memoriale della Shoah (Parco della Rimembranza), niente del genere ricorda i riformati.

Ancora mi ha colpito questa amara e realistica considerazione di Xeres, sollecitato da Arquint:” Quello che oggi non funzionano sono le istituzioni religiose, perché si chiudono per paura di confrontarsi. È ben vero che noi cattolici siamo molto più istituzionalizzati dei riformati. Ed uno dei segni dei tempi, per citare Giovanni XXIII, è l’avanzamento della secolarizzazione, con il progressivo sgretolamento delle istituzioni. Per me cadrà da solo quello che sta in piedi per stare in piedi. Del resto diceva Gesù che del Tempio non rimarrà pietra su pietra. Chissà, quando possederemo di meno e saremo di meno, magari riusciremo a capirci di più. Ci penserà il tempo e lo Spirito”.
L’occasione dell’inaugurazione è stata propizia per ricordare il bando “Ricordi dimenticati 2022” indetto dal CEC. Sono stati mostrati i manufatti di bambini e adolescenti incentrati su di alcuni edifici in Valtellina che testimoniano la presenza dei protestanti. Il primo premio è stato assegnato al lavoro dei bambini del “Centro sociale Casa Mia E. Nitti” di Napoli (vedi foto sotto).

Da ricordare ancora che l’incontro si era aperto con i ringraziamenti di Arquint e dei presenti al direttore del CEC Emanuele Campagna che “ ha dimostrato creatività e capacità di iniziativa”.
Piergiorgio Evangelisti
- Vedi “Nelle scie del “Sacro Macello”, Centro di Studi Storici dell’Alta Valtellina, 2021/22.